I Veneziani giunti a
Creta nel XIII secolo per colonizzare l'isola abbracciarono il culto
del patrono locale, S. Tito, e di un'icona
miracolosa della Vergine attribuita a San Luca,
la Vergine Mesopanditissa, tanto che quando Creta cadde nelle mani degli
Ottomani nel 1669, le reliquie di san Tito e l'icona furono portate a
Venezia.
L'icona risale al XIII secolo: i Candioti la chiamavano Madonna di San Tito, perché ritenevano che fosse stata donata al
loro primo vescovo, o anche Mesopanditissa
(in origine Meso-Ipapantissa) ad
indicare il giorno in cui veniva festeggiata che cadeva a metà del periodo tra
il Natale e la Presentazione del Signore, chiamata dai Greci festa
dell'Ipapandì, cioè festa dell'incontro con Cristo.
Il 21 novembre del 1670 questa icona venne collocata sull’altare maggiore del
Santuario della Madonna della Salute in voto per la cessazione della peste del
1630 e divenne, insieme alla icona della Nicopeia in S. Marco, l’immagine
patrona della Serenissima. Ancora
oggi nella stessa data i veneziani continuano a renderle omaggio.
Da più di tre secoli i pellegrini che giungono alla Basilica della
Salute venerano l’immagine della Madonna posta al centro dell’altare
maggiore. Essa è giunta dall’isola di Candia il 26 febbraio 1670 portata
dal doge Morosini. Il 21 novembre dello stesso anno essa venne
collocata nelle nicchia dell’altare. I candiotti la chiamavano Madonna
di san Tito, perché ritenevano che fosse stata dipinta da san Luca che
poi l’avrebbe donata al loro primo vescovo. Veniva chiamata anche
Mesopanditissa che significa mediatrice di pace perché dinanzi alla sua
immagine i veneziani e i candiotti, nel 1264, avevano posti fine alla
guerra che li aveva visti coinvolti per un sessantennio. Il suo
appellativo forse deriva anche dal giorno in cui essa veniva
festeggiata, giorno che cadeva a metà tra il Natale e la Presentazione
del Signore, chiamata dai greci festa dell’Ipapante cioè festa
dell’incontro con Cristo. Con Maria, la “Ipapantissa”, ci si incontrava
prima, per essere poi guidati da Lei a incontrarsi con Cristo.
A Venezia tale immagine della Vergine viene chiamata Madonna della Salute perché da lei i veneziani riconobbero di aver ricevuto in dono la salute nella guarigione dalla peste e la salvezza che solo il Salvatore, figlio suo, è capace di elargire. Così ricorda anche l’iscrizione incisa nel tondo al centro della Basilica: “Unde origo inde salus”-da Maria nacque Venezia, da Maria venne la salvezza.
L’icona della Mesopanditissa conquista per il suo volto ombrato e dolce che come Madre accoglie i suoi figli fedeli alla sua presenza. Essa tiene in braccio il Figlio di Dio e lo porge all’umanità pellegrina. La Madre dona il Figlio, il Salvatore e colui che offre la salvezza. Il Bambino Gesù tiene in una mano il rotolo della Rivelazione e con l’altra benedice: egli è il Verbo, la Parola di Dio che è fonte di benedizione per quanti con fede lo accolgono.
A Venezia tale immagine della Vergine viene chiamata Madonna della Salute perché da lei i veneziani riconobbero di aver ricevuto in dono la salute nella guarigione dalla peste e la salvezza che solo il Salvatore, figlio suo, è capace di elargire. Così ricorda anche l’iscrizione incisa nel tondo al centro della Basilica: “Unde origo inde salus”-da Maria nacque Venezia, da Maria venne la salvezza.
L’icona della Mesopanditissa conquista per il suo volto ombrato e dolce che come Madre accoglie i suoi figli fedeli alla sua presenza. Essa tiene in braccio il Figlio di Dio e lo porge all’umanità pellegrina. La Madre dona il Figlio, il Salvatore e colui che offre la salvezza. Il Bambino Gesù tiene in una mano il rotolo della Rivelazione e con l’altra benedice: egli è il Verbo, la Parola di Dio che è fonte di benedizione per quanti con fede lo accolgono.
http://www.johnsanidopoulos.com/2014/01/synaxis-of-panagia-mesopanditissa-of.html
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